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BILANCI DI GENERE


Dopo  varie esperienze maturate a livello provinciale e comunale, finalmente a partire dal 2016 si è sperimentato il Bilancio di Genere anche da parte dello Stato Italiano e quest’anno la sperimentazione si è consolidata con il Bilancio 2017.

Uno dei grandi pregi del Bilancio di genere è quello di accrescere notevolmente la trasparenza del bilancio stesso, che riaggregando i dati di spesa con quelli socio economici fornisce un quadro fenomenologico dei mutamenti in atto nella realtà italiana e di quanto le politiche pubbliche possano servire per un riequilibrio di genere. Così il Bilancio può divenire un serio strumento democratico, di semplice lettura, che non solo ci fornisce i dati di spesa ma anche ne valuta l’impatto sulla società.

La prospettiva di genere da immettere in Bilancio è stata oggetto di una forte pressione da parte delle maggiori associazioni femminili e delle istituzioni delle pari opportunità, che ne hanno intuito le potenzialità  di conoscenza  e di approfondimento sui divari di genere e sulle loro criticità. Inoltre gli elementi che emergono dal Rapporto sono estremamente interessanti e possono costituire una base per valutare le politiche più opportune per superare i tanti ostacoli che si frappongono alla parità soprattutto nel mercato del lavoro.

Esaminando i divari di genere emerge come dato significativo il basso tasso di occupazione femminile, che in Italia è fermo al 48,9% contro una quota del 62,5% della UE. Dato al cui interno si conferma ancora una volta il divario territoriale con una disoccupazione più alta al Sud, ove la problematica assume caratteri strutturali. Partendo dal mercato del lavoro e dalle sue specificità le donne sono penalizzate soprattutto nella fascia con figli, specie se in età prescolare (75% rispetto alle donne senza figli).

Le tendenze dell’ultimo biennio ci mostrano una tendenza delle donne a orientarsi su settori di lavoro autonomo: tra il 2015 e il 2016 la libera professione ha visto allargarsi la platea femminile del 7,6%. In particolare le donne avvocato che fino agli anni ’80 non raggiungevano nemmeno il 10% sono oggi quasi la metà del totale con il 48% delle presenze, contribuendo alla altissima crescita di questo settore professionale (aumentato del +500% dall’1985 a oggi).

Altro settore di marcata presenza di donne è costituito dal pubblico impiego ove in molti settori sono più numerose degli uomini: 78,8% nella scuola, 64,7% nel Servizio Sanitario nazionale, più del 50% nei ministeri e nelle amministrazioni regionali.

Nel Rapporto si distinguono le spese in : neutrali rispetto al genere, destinate direttamente  a ridurre le diseguaglianze di genere e  spese sensibili, in quanto hanno un diverso impatto su uomini e donne.

Le spese dirette al riequilibrio di genere  sono individuate in specifiche Missioni e programmi ministeriali, le spese sensibili al genere si concentrano su famiglia previdenza e politiche sociali e consistono in trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche soprattutto nel campo della previdenza e delle politiche per la famiglia, ma anche in piccola parte nell’area dello sviluppo delle imprese.

 Il livello di aggregazione di queste spese non consente considerazioni particolareggiate, mentre le politiche delle Amministrazioni centrali dello Stato a favore del personale mostrano come in questo comparto sia favorita la conciliazione vita-lavoro, con una serie di misure a partire dai tempi di congedo di maternità, ai bonus e voucher per assistenza domiciliare, ai centri estivi, ecc.

Dal contesto complessivo del Rapporto di Bilancio di genere governativo si dipartono molti elementi , anche se in questa fase troviamo più avanzati i bilanci di genere provinciali e comunali, che forse per la maggiore facilità di disaggregazione consentono di  verificare e rendere conto dell’efficacia e dell’efficienza della spesa pubblica rispetto alle priorità e agli impegni fissati in generale, e nello specifico, relativamente al rispetto delle pari opportunità tra donne e uomini nella redistribuzione delle risorse e dei servizi pubblici.

L.Z.




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